AMAZZONIA
Il legame della nostra parrocchia con l’Amazzonia nasce dal fatto che don Angelo ha uno zio, servo di Maria, che ormai da sessant’anni è missionario in quelle foreste alle foci del Rio degli Amazzoni.
Nel gennaio 2008 don Angelo è andato a trovarlo insieme a suo fratello Luca. Ecco il resoconto del viaggio:
ACRE – BRASILE
26 Gennaio – 14 Febbraio 2009
Angelo e Luca Baldassarri
in visita a Padre Paolino Baldassarri,
missionario nella foresta Amazzonica
La nostra vita di ragazzi a Loiano, sui monti dell’appennino bolognese, ha avuto fin dall’inizio il dono di una finestra aperta sul mondo: erano le lettere che lo zio Paolino scriveva ai suoi familiari dalla sua missione in Amazzonia. Per ogni stagione della nostra giovinezza il pensare al suo servizio tra gli ultimi della terra ci ha condotti a guardare la nostra vita in modo diverso.
Siamo due fratelli, Angelo e Luca Baldassarri: il primo prete a Gaggio Montano, in gran parte per “colpa dello zio”; il secondo geometra, un po’ un vizio di famiglia visto che tra le tante cose padre Paolino progetta a modo suo le cappelle che vengono costruite nei vari rioni della cittá e lungo i fiumi. Finalmente, a piú di trent’anni, abbiamo deciso di andarlo a trovare insieme a Sena Madureira, in Brasile, nella foresta amazzonica ai confini con l’Acre e la Bolivia, per avere una esperienza diretta del suo lavoro missionario.
Siamo arrivati nell’anno in cui la Parrocchia di Sena Madureira celebra il Centenario di vita (fu la prima dell’Acre): Padre Paolino arrivó qui per la prima volta nel 1963 e non c’é nessuno che non lo conosca.
Gli anni si sentono (è nato il 2 aprile 1926), ma il coraggio e la passione sono quelli di un giovane. Lo abbiamo visto pregare quando ancora il sole non si é alzato; attendere ogni mattina un gran numero di poveri ammalati; visitare le diverse parti della parrocchia in cui edifica le nuove cappelle con i volontari della “pastorale della costruzione”; parlare ad ogni vespro alla radio per comunicare il vangelo ed una parola di speranza alla gente di cittá e a quella dei fiumi; celebrare la Messa e predicare con semplicitá e entusiasmo.
Un momento particolarmente significativo é stato un viaggio di tre giorni nel fiume Caeté per andare a visitare una comunitá nella foresta che inaugurava una chiesa costruita con tanti sacrifici. I disagi provocati dalle zanzare sono stati ripagati dalla gioia di ritrovarsi tra gente a cui mancano tante cose che a noi appaiono indispensabili (la luce elettrica c’é solo qualche ora alla sera), ma che ha trovato nel vangelo il fondamento per costruire una comunitá in cui si collabora per avere il necessario per vivere e si rispetta la natura. Aiutare la gente a rimanere nella foresta, resistendo all’inganno delle attrazioni della città che si trasformano nella tristezza delle favelas, è stato uno degli impegni principali dello zio: fin dai primi anni ha costruito scuole lungo i fiumi perché i bambini potessero ricevere la formazione sul luogo; ha denunciato a rischio della vita la distruzione incontrollata della foresta; ha creato cooperative per permettere alla gente di vendere ad un prezzo giusto i propri prodotti senza dover lasciare la propria terra.
In gran parte le cose sembrano essere andate diversamente, molta gente è venuta in città e le tribù indios stanno smarrendo le loro tradizioni. Lo zio però non si stanca: preferisce essere considerato uno “indietro con i tempi”, piuttosto che un venditore di facili illusioni.
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