La festa annuale
.....invece si fa sempre ad Agosto (di primo pomeriggio), solitamente nella Domenica “fatto i cinque”, ovvero: che cade nel giorno cinque, altrimenti quella subito dopo. Dipende soprattutto, anche dal tempo del nostro bravo ma impegnatissimo parroco, quindi è bene informarsi............




B. V. della Neve in Collina 1649. Ripr. copia '96, Don Remo Borgatti.




Chiesina di Collina 1977. ( Foto Gheri Del Prato - Publ. Aut.)

ORATORIO MARIA SS. DELLA NEVE -LOCALITA' LA COLLINA-

“La Beata Vergine della Neve, in Collina - 1649”

(Di Stefano Bernardini, nato a Collina nel 1946)


Quella della Chiesina e della “Madonna della Neve”, a Collina di Bombiana: è una storia leggendaria, che capitava di ascoltare, finendo poi per tramandarla di generazione in generazione…
Per la gente nativa del posto, come me, tutti d’estrazione semplice, figli o nipoti di brava gente, dedita da sempre ai lavori agricoli nei campi, boschi e castagneti: era bello immaginare sin da bambini, che fosse una storia soprannaturale, unica ed autentica. Ci sembrava così d’essere un po’ più importanti, pur nella genuinità del nostro modo di vivere, immersi nella natura incontaminata, ed isolati geograficamente, in quella “collina verde” dell’Appennino emiliano-bolognese, più volte definita “piccola Siberia…” da molti paesani della civiltà Gaggese.
Vi assicuro che era forte la devozione per quella Madonna miracolosa, dimorante nel piccolo oratorio fra Bombiana e Rocca Pitigliana, (sulla cresta collinare di fronte a Pietracolora), luogo così esposto “ai quattro venti”, ed alle cannonate, nel cuore della “Linea Gotica”, capitolo crudele che imperversò soprattutto nell’ultimo anno, della seconda guerra mondiale.
Tale l’amore venerato e la fede per la nostra Madonnina ed il suo Bambin Gesù: “da ammansire gli indignati, addolcire i tribolati, commuovere burberi, e dare speranza agli sconsolati…

Sembra che l’origine del fenomeno divino, risalga al 1600.

      Si narra che una coppia di sposi di allora, era senza figli, ed avrebbe fatto un voto alla Madonna celeste per averli, promettendo di edificare una chiesetta se il loro desiderio fosse stato esaudito. Orbene, una notte d’agosto, la Madonna apparve in sogno alla donna, annunciandole la prossima auspicata maternità, e le indicò anche di costruire la chiesina in un luogo che…
      La mattina seguente, Domenica 5 Agosto (milleseicento-quarantanove…), con gran sorpresa, i devoti sposi videro la collina sovrastante imbiancata di neve… Quello era il segno! Guerre ed invasioni, pestilenze e carestie, incuria e chissà quale altre calamità ed eventi, nei secoli a me sconosciuti!
      Fatto sta che i miei nonni Giuseppe e Adele (1874 - 1880), raccontavano di sapere, che nell’anno 1892, quella chiesina “originale”, non era che una casupola diroccata, in stato di abbandono…
      Il tetto crollato, le finestre erano rotte, la porta sgangherata ed aperta, fra le rovine crescevano i rovi e le erbacce, persino le serpi vi dimoravano..!
      A volte entravano anche le pecore, per ripararsi dal gran caldo, quando “picchiava il solleone”, quegli animali mansueti vestiti di lana, soffrivano e come impazziti, si riunivano in cerchio, con tutte le teste al centro, dando luogo ad un fenomeno definito in gergo dialettale: “imbrèza”.
      Era appunto l’anno 1892, indimenticato, perché alla Collina venne una grandinata “tempesteda” terribile, una specie di cataclisma che si ricorda a memoria d’uomo e distrusse ogni raccolto. Gli abitanti della zona così colpita, in preda alla disperazione ed alla miseria, ebbero il dubbio di aver trascurato troppo la Madonna, quindi decisero di onorarla di più, iniziando a riparare subito la chiesina…
      Il tempo che passa usura le cose, la materia esposta si deteriora, e così avvenne ancora per la nostra chiesina, perché ancor prima della seconda guerra mondiale (1940-45), quel piccolo sacro edificio, era già stato nuovamente ricostruito.
      Non si prevedeva la lunga guerra che seguì, ma i muri di rosso mattone, opposero resistenza alle mitraglie, seppur ne conservino le ferite, e furono risparmiati incredibilmente dal fuoco potente di cannoni e carrarmati.
      Anche pochi anni fa, le famiglie dei residenti, persino qualche assiduo villeggiante di buon cuore, ed i proprietari di “seconde case”, hanno contribuito e si sono adoperati con devozione, nel fare notevoli lavori di manutenzione, capeggiati dal compianto Paolo Bernardini, della famiglia zio Evaldo. Un esempio che i nostri successori, dovranno all’occorrenza imitare, affinché quel luogo sacro già ai nostri Avi, non abbia a subire ancora il degrado.
      I Rosari, alla Collina: da quando ero bambino, non si recitano più. Nemmeno la funzione, che si faceva cinquanta giorni dopo Pasqua per “La Pentecoste”, a protezione dei raccolti; forse i moderni agricoltori rimasti, stipuleranno delle assicurazioni..?
      La festa annuale invece si fa sempre ad Agosto (di primo pomeriggio), solitamente nella Domenica “fatto i cinque”, ovvero: che cade nel giorno cinque, altrimenti quella subito dopo. Dipende soprattutto, anche dal tempo del nostro bravo ma impegnatissimo parroco, quindi è bene informarsi.

      Ed allora: incontriamoci alla festa della Collina! Tutti insieme, cantiamo con gioia una bella lode alla cara Madonna (anche per meritare i dolci, e tante altre buone cose che ci saranno dopo...).


panorama della loc. Collina, in alto a sinistra l'oratorio della B.V. della Neve (foto dell'autore)


Questa descrizione è stata estrapolata dal racconto integrale “Mira il tuo Popolo”, presente a pag. 105, nel mio libro SASSI al SOLE - Poesia e Graffiti, edito nel 2003. Per chi ne ha l’opportunità, si indica anche la visione da pag. 561 a 563, de “La festa della Collina…”. E se vi piace l’argomento, propongo l’altro racconto: “Il sorriso della Madonna”, a pag. 436.
Infine per chi fosse interessato: esiste il racconto “Don Vito Carboni – Il primo Prete non si scorda mai..!”, pubblicato su “Gente di Gaggio” n° 36, Dic. 2007, dove ho descritto episodi “di un tempo passato”, relativi alla parrocchia di Bombiana, e dell’oratorio collegato della Collina.



Stefano Bernardini