ORATORIO DEDICATO A S. ANTONIO - LOCALITA' DOCCIA -
“Per un romanzo d’AMORE e di FEDE…”
(Di Stefano Bernardini)
C’era una volta una Crocerossina di nome OLGA, che faceva l’infermiera su un gran bastimento….
E’ storia vera: quella che sto per raccontarvi! Se ci riesco è una di quelle, in grado di “slegare corde del cuore”. Succede, quando una vicenda è meritevole, seppur romanzata per mancanza di tutti gli elementi documentati, ma che nel sentimento fa sognare ugualmente ad occhi aperti…
Eravamo ancora agli inizi del ‘900, e grandi bastimenti solcavano gli oceani immensi. Sia quelli lussuosi del genere “Titanic…”, sia gli altri più spartani stracarichi di merci preziose nelle stive profonde ma anche tabacco, caucciù, spezie e droghe “rare”: come pepe, cannella, noce moscata, chiodi di garofano, carcadé e caffé… Erano migliaia gli emigranti poverissimi, che con un baule di legno, la valigia di cartone, ma colmi di speranza e voglia di lavorare, raggiungevano le lontane Americhe… Molti anche i marinai addetti, che lavoravano duramente per il buon funzionamento.
Detti viaggi erano un’impresa, quasi una sfida e duravano anche più di un mese, affrontando reali pericoli, tempeste ciclopiche in mare aperto, malattie virali e altro, con mezzi scarsi o rudimentali.
Fra questi: anche gente provenienti da Gaggio Montano, Bombiana, persino della zona Collina – Doccia, “e viandare…”
Una di quelle navi (bastimento o piroscafo): era al comando di un baldo ufficiale di nome Amato Capponi, che si ha ragione di pensare, avesse delle radici in zona.(*)
Non sempre all’interno di quei paesi galleggianti, si lavorava, si pativa, si pregava o pensava, si potrà immaginare che ci fosse di tutto… svago e divertimento, per chi poteva qualche altro piacere.
C’era l’ospedale con le infermiere, le “Crocerossine” impegnate nella loro umanitaria missione.
Si racconta che il nostro Ammiraglio o Capitano che fosse: s’innamorò perdutamente di una di queste, forse la più bella, di nome Olga Borsi, probabilmente d'origine siciliana.
Durante una brutta notte, fredda e scura, avvenne una tempesta violentissima con delle onde gigantesche che inglobavano la nave con serio pericolo d’inabissarla…
Il nostro comandante, credette davvero che fosse arrivata la fine, per lui, ma soprattutto per la nave che guidava con tutto l’equipaggio… se è vero, com’è vero: che pregò in ginocchio formulando un voto speciale a Sant’Antonio di Padova, di cui era devotissimo.
Non so come fu: ma Il giorno seguente, c’era il sole sul mare liscio come l’olio!
Fatto sta che un bel giorno (se non erro: negli anni ‘20 del ‘900), la nostra gente vide arrivare in zona, questa coppia di gran signori in stile “Bell' Epoque”, (La giovane Olga, in cappello con veletta…). Pare giungessero da Taranto, e volevano venire ad abitare alla Doccia, (comprandola con altri poderi, da un certo Fabbri Nino, benestante smanioso d’emigrare in America). Costruirono una nuova casa padronale molto bella e di valore, nel gran podere con tanto di contadini (Si susseguirono i Niccolini, i Bazzani, i Cantelli, i Calabrese, ed altri… “Fattore”, fu mio zio Poli Giuseppe, persone di servizio: mia cugina Anna Poli, poi Rina e altri. Il tutto era situato vicino ad “Olmè – Tigiola”, sotto Bombiana, dove c’erano anche vigne con frutti vari, e ben due sorgenti che dissetavano: una sotto il monte di “Malavita”, sgorgava acqua solforosa-medicinale, detta “acua pòzla”.
Si racconta che per onorare il voto promesso, di quando erano in Marina e si sentirono miracolati: Amato ed Olga, costruirono un bell’ORATORIO, affrescato dagli artigiani Masina e altri capaci, incorporato alla villa stessa, contornata di tutte le comodità, guarnita di siepi d’alloro e giardini fioriti… Anna ricorda che la prima messa fu officiata dal Frate “Padre Marcello”, zio del dott. Evangelisti, di Carlo che faceva il chierichetto, e gli altri di quella storica famiglia bombianese.
Quando Amato (nel 1936-37) morì prematuramente, forse per un male incurabile: fu tumulato all’interno di detta chiesina privata. Mia madre Leonilde-Corinna Guidoreni, nata nel 1924 alla vicina Pianella, (podere acquistato da nonno Enrico, nel ‘23 dallo stesso Fabbri), si ricorda andarono al funerale, che si snodava in una lunghissima processione, lungo la mulattiera che scendeva da Bombiana alla Doccia, attraverso il crinale di “Sas-a-bò…. ”. Furono accompagnati nella suggestione, dalla musica della Banda musicale di Gaggio, e ad ogni partecipante al funerale, furono donati (salvo errori di memoria), almeno quattro soldi di ricompensa.
La coppia non aveva figli, e si raccontava che la disinvolta signora Olga: di carattere forte e deciso, emancipata (suonava il pianoforte, andava a caccia, a cavallo e altro), con qualche disapprovazione dei capi famiglia “indigeni”, che forse la reputavano un cattivo esempio di modernità avanzata, per le loro donne-femmine di casa…
Ma la brillante signora: sapeva curare le ferite, ingessare le rotture, dare persino “i punti” nelle lacerazioni di qualche parto travagliato che assisteva nelle povere case dei dintorni… e istituì anche un premio, a chi metteva il nome di Amato ai maschietti, ed Olga, alle femminucce della zona...
Nel frattempo si era unita ad un certo signor “Gigi”, Luigi Nanni (1890 – 1974), della dinastia “Nanni-Costa”, un’antica casata signorile di Porretta Terme (vedi anche l’Ospedale Civile Costa, ecc). Ricordo che portava i calzoni “alla zuava”, ed io ragazzo lo vidi, con ben tre cani “levrieri” al guinzaglio, che mi pare fossero bianchi. Egli possedeva proprietà, anche in zona Castel di Casio, e dopo, nel corso della cruenta seconda guerra mondiale, Vi si trasferirono.
Infatti, nel periodo della “Linea Gotica”, (1944 – ’45): alla Doccia si era installato il Comando militare alleato Brasiliano, con tanto di ospedale/infermeria… Ancora adesso, in una stalla attigua diroccata, ci sono alcune scritte fatte dai soldati… Di domenica, il Cappellano militare recitava la Santa Messa in quell’Oratorio, e se non c’era pericolo, partecipavano anche i civili.
A proposito: zia Maria in Poli, con altissima “febbre da parto”, in quell’inverno nevoso, fu salvata dal Maggiore medico Brasiliano, che con il suo attendente “Silva”, si recarono più volte alla Pianella, per curarla con antibiotici rari, in loro possesso… Era nato Valentino! Quanti regali da quei soldati affettuosi, persino un tipo di zucchero filato e cioccolata (persino bianca), poi “l’ovolina”: un prodotto per fare anche tagliatelle “alla bolognese…”. Quei cari soldati dopo alcuni anni, in un clima di gran commozione, tornarono a trovarli.
Io: che sorte o destino, mi ha permesso di scrivere queste memorie, sono nato a nov. 1946, nella vicina borgata di Collina, e da bambino sono andato più volte “da la sgnora dla Dòcc” insieme a mio padre Alfonso, e ricordo che sorridente, mi dava caramelle squisite dalla carta luccicante.
Ogni anno nel mese di Giugno (la Domenica “fatto i 13”), per la festa di Sant’Antonio di Padova, andavamo in tanti con devozione, alla Messa solenne all’oratorio della Doccia, officiata dall’Arciprete di allora: Don Vito Carboni, eppoi io e mio fratello Enrico, subito di corsa al lauto pranzo dai cuginetti, giù della Pianella.
I bambini non vedevano l’ora di andare alla festa della Doccia, perché finita la messa, la signora distribuiva ai partecipanti, uno strano panino lucido e dolciastro, cosiddetto “pane di Sant’Antonio!”. Ogni tanto, qualcuno chiedeva il permesso di sposarsi in quella deliziosa cappellina, come ad esempio: i sigg. Elide e Renato Tomasi della “Capanna” ma ricordo meglio nel 1961, i cugini Adele e Dante Contri dei Pianacci.
Morta anche la signora Olga (1899 – 1971) che riposa con i suoi cari estinti a Porretta: ora il tutto appare in uno stato d’apparente abbandono, ed immobilità, che non è dato a me sapere, però mi piacerebbe restare nel clima romanzesco iniziale, e la mia mente immaginifica, pensa a quella favola della
“ Bella addormentata nel bosco… con il principe a cavallo, che per rompere l’incantesimo: con la spada, riapre la strada inghiottita dai rovi…”.
Racconto estrapolato (con omissioni e integrazioni d’adattamento), dal mio volume di 640 pag. “SASSI al SOLE – Poesia e Graffiti”, edito nel 2003.
La versione originale del racconto è intitolata “La Cassapanca e la Pecora- (La Casa e la Pègra)”, e trovasi a pag. 162. Accenni e foto, anche a pag. 157, 161, ed in altri capitoli sparsi del libro, come nel finale di “Fra terra e cielo”.
(*) Ci piacerebbe credere che il nostro “Amato”, fosse anche imparentato con quei “Capponi”, provenienti forse da Firenze ma gia presenti nel porrettano, e che negli anni ‘30 del XV secolo, a Gaggio Montano, diedero i natali a Nicola Capponi (di Morello), personaggio illustre passato poi alla storia, con nome di Cola Montano…
Stefano Bernardini (Silla, 29-01-2010)
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